REAZIONI AVVERSE AI VACCINI ED EFFETTO PLACEBO/NOCEBO. QUANDO IL MALESSERE E' SOLO AUTOCONVINZIONE.

L'effetto "Placebo" e il suo corrispettivo negativo, il "Nocebo", sono due effetti psicosomatici da lungo studiati in medicina e psicologia. Il loro impatto sulla salute del corpo, inizialmente poco considerato, è stato scientificamente riconosciuto come determinante per la prognosi di alcune sintomatologie.
Nel caso dell'effetto Placebo il sistema nervoso, in risposta al significato pieno di attese dato alla terapia placebica prescrittagli (priva di qualsiasi tipologia di principio attivo, normalmente semplice acqua), induce modificazioni neurovegetative e produce una serie numerosa di endorfine, ormoni, mediatori, capaci di modificare la sua percezione del dolore, i suoi equilibri ormonali, la sua risposta cardiovascolare e la sua reazione immunitaria.
L'effetto Nocebo è l'esatto opposto, e da alcuni studi sembra essere ancora più preponderante del suo corrispettivo positivo. Esso include tutte le reazioni negative o indesiderate che un soggetto manifesta a seguito della somministrazione di un falso farmaco completamente inerte, ma da esso percepito nocivo.
Le reazioni negative psicofisiche non hanno quindi un origine chimico-patologica, ma sono interamente dovute al pessimismo e alle aspettative negative riguardo agli effetti del falso farmaco.
I ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center della Harvard Medical School hanno portato avanti uno studio evidenziando che circa un terzo dei pazienti che hanno ricevuto placebo, negli studi clinici randomizzati per i vaccini COVID-19, ha riportato almeno un evento avverso sistemico, sia dopo la prima che la seconda dose: mal di testa e affaticamento sono stati i sintomi più comuni.
La risposta nocebo ha rappresentato, nel rapporto tra i gruppi placebo e sottoposti a vaccino, il 76,0% degli eventi avversi sistemici dopo la prima dose di vaccino COVID-19 e il 51,8% dopo la seconda dose.
In altre parole gli effetti non sono stati causati in modo diretto dal vaccino, ma da altri fattori.
I ricercatori hanno analizzato i dati di 12 studi clinici sugli effetti collaterali riferiti sia da chi è stato davvero vaccinato, sia da chi invece ha ricevuto un’iniezione di semplice soluzione salina (i cosiddetti gruppi di controllo).
In generale, dopo la prima somministrazione:
più del 35% delle persone incluse nei gruppi di controllo (iniettati con semplice soluzione salina) ha riferito di aver sperimentato effetti collaterali sistemici, come mal di testa e affaticamento e il 16% ha segnalato reazioni nel sito di iniezione (dolore al braccio, gonfiore, arrossamento)
come ci si aspettava, la percentuale di reazioni avverse segnalate da chi aveva ricevuto davvero il vaccino era più alta: il 46% ha riportato effetti sistemici e circa due terzi reazioni nel sito di iniezione.
Dopo la seconda somministrazione il divario è aumentato:
il 32% del gruppo di controllo ha segnalato eventi sistemici e il 12% locali
nel gruppo dei vaccinati il 61% continuava a riferire reazioni sistemiche e il 73% reazioni locali.
Lo studio non ha preso in esame reazioni avverse gravi.
Sintomi comuni non specifici come mal di testa e affaticamento, che i risultati dello studio hanno dimostrato essere particolarmente associati al nocebo, sono elencati tra gli eventi avversi più comuni dopo la vaccinazione COVID-19 in molti opuscoli informativi.
Ci sono prove che questo tipo di informazioni possa aumentare i meccanismi nocebo come l'ansia e le aspettative correlate agli eventi avversi.
Inoltre, le informazioni potrebbero causare un'errata attribuzione di sintomi non specifici comunemente sperimentati (come mal di testa o affaticamento) come eventi avversi specifici dovuti alla vaccinazione, anche se questi sintomi potrebbero essersi verificati senza ricevere alcun trattamento.
Il modo attuale di informare il pubblico sui potenziali eventi avversi del vaccino tramite volantini e nei media può sollecitare o aumentare ulteriormente le risposte nocebo.